mercoledì 23 ottobre 2013

Haunted


Nome: Haunted

Autore: Nathan D. Paoletta

Editore: NDP Design

Data di Pubblicazione:
28 Agosto 2013

Prezzo: $2.00 (che sono una donazione al Shanti Bhavan's Children's Project)
Nathan D. Paoletta, già autore di giochi di successo come Carry. A game about warAnnalise, si è ultimamente dedicato a questo piccolo ma interessante gioco da one-shot, che serve a raccogliere fondi per il Shanti Bhavan's Children's Project, un'associazione la cui missione è quella di portare educazione di alto livello ai bambini indiani appartenenti alle caste più basse, estremamente svantaggiati dal punto di vista sociale, in maniera tale che essi abbiano un giorno la possibilità di dedicarsi senza difficoltà alla carriera che preferiranno.

Il gioco per il resto non ha nulla a che vedere con lo scenario indiano. È anzi un gioco di ruolo semi-competitivo in cui i giocatori finiranno per creare una storia horror, di quelle in cui la gente si ritrova a dover affrontare sè stessa per scappare da un qualche luogo da incubo. La fiction a cui aspira è qualcosa tipo Allucinazione Perversa, oppure una versione horror del franchise di Una Notte da Leoni, oppure qualcosa di simile ai film migliori della serie di Saw (ho visto solo i primi tre; mi hanno detto che dopo diventano la peggio porcata. Peccato, il terzo era bellissimo).

In pratica i personaggi sono individui che si risvegliano in punti sparsi di questa casa, e hanno una sorta di "buco di memoria" tale per cui non hanno idea di cosa sia questo posto, del perchè ci siano finiti, e di che cosa vi si nasconda. Mano a mano che esploreranno la casa, si troveranno a scoprire cose su loro stessi: scopriranno di che cosa hanno paura (perchè in ogni caso c'è qualcosa che gli impedisce di lasciare la casa, qualcosa che là fuori è probabilmente peggiore di quanto potrebbero trovare qui dentro), scopriranno che cosa è accaduto tra queste pareti, e quando infine (ed eventualmente) lasceranno la casa ricorderanno qualcosa su loro stessi, ed eventualmente porteranno qualcosa con sè.

Dal punto di vista meccanico, ogni personaggio è identificato da tre valori (Corpo, Volontà, Paura) che indicano se e in che modo egli sarà in grado di uscire da questo posto. A un mazzo di carte spetterà invece il compito di gestire la casa: il gioco è a turni, e durante il proprio turno un giocatore deve fondamentalmente aprire una porta per entrare in una stanza adiacente alla propria. A questo punto verrà estratta una nuova carta, che sarà posta sul tavolo nel punto in cui si è mosso il giocatore. Una coppia di tabelle indicherà gli effetti regolistici della carta. Di solito ci sarà da operare un cambiamento nelle statistiche del personaggi, o da rispondere a una domanda. Il "giocatore della casa", quello alla sinistra del giocatore attivo, si occuperà di descrivere i particolari della nuova stanza, basandosi sulle caratteristiche meccaniche e descrittive riportate nelle tabelle, e il giocatore attivo avrà la possibilità di aggirarvisi prima di passare il turno.

Qui devo dire che il meccanismo del gioco un po' stride: a meno che i giocatori non siano davvero carichi di idee, l'esplorazione della casa diventa un po' un "raccontarsela", un'operazione un po' fine a sè stessa che non ho avuto l'impressione fosse guidata in maniera tale da fare emergere l'esperienza intima del personaggio, che ho idea dovrebbe invece essere un po' il focus del gioco: alla fine il viaggio attraverso la casa dovrebbe essere un po' un viaggio attraverso sè stessi, dato che questo luogo è costruito a partire dal lato oscuro dei personaggi («[...] this game is one where you are drawn into a house of your own creation, built from the bricks of your past and mortar of your secrets.»).

In ogni caso, il gioco và avanti fino a che una persona non riesce a uscire dalla casa (gli Assi sono le stanze che contengono vie d'uscita). A questo punto lui sarebbe da considerare il "vincitore", che in verità è una meccanica un po' buttata lì, dato che il fatto che sia il vincitore non implica niente di che a livello narrativo. Peraltro manca una vera e propria fase di debriefing: scappare non è un'impresa lunga, e se il gioco termina nel giro di pochi round credo che manchi materialmente il tempo di costruire qualcosa di sensato con questa casa, con questi personaggi, con questa trama. Il gioco diventa più interessante con le regole opzionali per allungare il gioco: una per esempio prevede che il gioco vada avanti fino a che tutti non sono scappati o intrappolati, il che è più interessante anche perchè la ricerca di un modo per ottenere un punteggio migliore spinge i personaggi a esplorare molto a lungo la casa. Questa regola opzionale dà effettivamente un senso alla meccanica della vittoria, avvicinandola alla analoga meccanica presente in Fantasmi Assassini di D. Vincent Baker, anche se l'assenza di una vera e propria meccanica narrativa di debriefing continua a farsi sentire.

Il gioco resta senz'altro divertente, comunque, specialmente se i giocatori si lasciano ispirare dal loro eventuale parco di conoscenze pop, inserendo citazioni cinematografico-letterarie al momento di descrivere i dettagli della casa. Vi consiglio di citare la scena del filo spinato di Suspiria se il giocatore alla vostra destra dovesse pescare un Joker, la carta che lo intrappola e lo obbliga ad attendere che qualcuno venga a salvarlo.

PRO:
- L'utilizzo delle carte come materiali per costruire la mappa su cui si muovono i personaggi, contrassegnati da pedine di qualche tipo, rende il gioco piacevolmente "fisico";
- È un gioco da one-shot con una certa "dignità". Spesso i giochi monosessione e con regolamenti stringati sono giochi leggeri adatti solo a perdere tempo, mentre questo Haunted mantiene comunque delle premesse adulte e intriganti;
- La durata è personalizzabile tramite un paio di regole opzionali;
- I soldi vanno in beneficenza, e in ogni caso a quel prezzo il gioco è praticamente regalato.

CONTRO:
- Le regole sono scritte in modo forse troppo sintetico. L'assenza di esempi si fa talvolta sentire, e alcuni punti non spiccano per quanto riguarda la chiarezza;
- Le tabelle per le carte andrebbero espanse. Attualmente diverse contengono troppi pochi spunti per essere interessanti;
- Manca qualche meccanica capace di rende questo gioco veramente coerente con le proprie premesse. Credo ad esempio che il finale vada dettagliato meglio, e che manchi qualcosa che vada in una direzione più intima per i personaggi.

SINTESI:
La mia idea è che il gioco risenta del fatto di volere essere una specie di mini-gioco - è nato peraltro collateralmente ad un altro dei mini-giochi di Nathan, Witness The Murder of Your Father and Be Ashamed, Young Prince. Se le regole fossero un minimo estese al di là di queste poche facciate, se le tabelle contenessero effetti e descrizioni meglio inseriti nelle meccaniche, magari andando nella direzione presa dal meccanismo a carte di The Quiet Year di Joe McDaldno (gioco che peraltro ho idea che sia stato una forte fonte di ispirazione), ho idea che questo gioco potrebbe veramente spiccare, ritagliandosi un proprio spazio degno di rispetto. Non so quali siano i progetti dell'autore riguardo ad Haunted, che suppongo essere più che altro una produzione minore, in un momento in cui egli sta dedicando le sue energie creative a progetti ben più corposi, quali World Wide WrestlingThe Imp and the Perverse, ma spero che abbia la possibilità di aggiornare il suo gioco in futuro, perchè attualmente Haunted è sì un gioco interessante, ma che fatica a risplendere nel panorama in cui si è posto.