sabato 26 aprile 2014

Tower of the Stargazer


Nome: Lamentations of the Flame Princess Adventures: Tower of the Stargazer

Autore: James Edward Raggi IV

Editore: È distribuita direttamente dall'autore

Data di Pubblicazione:
2010

Prezzo: Fa parte del set di base del gioco; comprata separatamente costa 4.66€ ed è distribuita solo come PDF
Io non l'ho detto, nella recensione di Lamentations of the Flame Princess, ma io a giocare a quella roba mi ci ero effettivamente divertito. Di fronte agli evidenti limiti del sistema mi ero tuttavia trovato a concludere che il gioco vero e proprio, quello che mi stava divertendo, non era racchiuso tra le scarne regole di LotFP, ma era invece costituito da quell'insieme di house rules contenute nelle avventure che stavo giocando.

Per quanto non l'abbia mai fatto, questo blog effettivamente sarebbe nato per recensire anche le espansioni e i supplementi dei singoli giochi: già avevo minacciato infatti di recensire uno per uno i singoli manuali di D&D, cosa che devo tuttavia ancora cominciare a fare. Poichè qui si parla di supplementi di un certo rilievo, dal punto di vista dell'importanza che si ritrovano ad avere al momento di giocare, mi sembra decisamente il caso di recensire queste due avventure che ho giocato, Tower of the Stargazer e The Monolith from Beyond Space and Time.

Cominciamo dalla prima.

Tower of the Stargazer è un'avventura che viene citata nella guida del master di LotFP come un esempio di puro dungeon crawl. Essa vuole dunque essere un dungeon dentro cui i giocatori entrano, cercano di campare tra una trappola e l'altra, e ne escono portandosi fuori una serie di tesori.

Da un punto di vista formale l'avventura è senza dubbio ben strutturata: il dungeon è relativamente semplice, ed è composto da una serie di livelli (i vari piani della torre del titolo), ognuno dei quali contenente alcune stanze, più qualche eventuale trappola o tesoro. Dico che l'avventura è ben strutturata perchè il testo dell'avventura è organizzato come un ipertesto: l'ultima pagina contiene una mappa in cui ogni stanza è contrassegnata con un numero; durante il gioco basta andare a ripescare il paragrafo col numero indicato per rileggere molto velocemente il contenuto della stanza. Di solito io ho sempre avuto brutte esperienze con le avventure prefatte, perchè anche a leggerle bene c'è sempre qualcosa che mi sfugge, e quando quel qualcosa emerge mentre sto giocando son sempre cazzi amari perchè non riesco mai a trovare quel che mi serve. Qui invece il testo è ben organizzato, e non ho avuto il minimo problema a gestire la partita.

Il dungeon non è che la torre di un mago, un osservatorio costruito da quest'ultimo circa un secolo fa per osservare e studiare le stelle. A forza di perseverare nei suoi studi il mago è entrato in contatto con esseri di altri mondi, che l'hanno indotto gradualmente alla follia. È diventato sempre più sadico e schizzato nei suoi esperimenti, fino che non è rimasto per errore incastrato all'interno di un cerchio di protezione, dal quale non può uscire, e all'interno del quale non può invecchiare. È dunque circa un secolo che si trova incastrato in questo cerchio di protezione; la torre è stata abbandonata dalla servitù, e il capo di quest'ultima prima di andarsene gli ha pure inculato il libro degli incantesimi. Nessuno, da allora, è mai più entrato nella torre.

Con queste premesse la torre può essere effettivamente piazzata in uno scenario qualsiasi: nel mio caso essa sorgeva tra le montagne di una terra abbandonata in seguito ad una guerra catastrofica durata circa un secolo.

Le trappole create ad-hoc per questa avventura sono estremamente "cattive". Per esempio: nella torre si entra tramite il portone d'ingresso, banalmente. Se i PG provano ad aprire la porta normalmente, o provano a scassinare la serratura, o a sfondarla, la maniglia, a forma di serpente, si anima, e se il personaggio che ha provato ad aprire la porta non supera un tiro salvezza, morde e AMMAZZA SUL COLPO quest'ultimo. Bussando, la porta si apre invece da sola. In giro per la torre ci sono altre cose di questo tipo. In particolare il piano superiore della torre è un'enorme trappola che sembra essere un enigma estremamente complesso, ma che una volta risolto ammazza un altro personaggio senza dare alcuna ricompensa. Il primo piano seminterrato, poi, è zeppo di gingilli tutti da scoprire, come interiora di morti che attaccano i personaggi, specchi che hanno gli effetti più catastrofici se osservati, e larve cerebrali che, se riescono a colpire il personaggio, gli entrano nel cervello e lo ammazzano dopo tre giorni, un po' come Ken il Guerriero. Non parliamo poi del mago di tredicesimo livello che, se viene liberato, tendenzialmente attaccherà i personaggi con magie quali "Death Speel".

Io sono scettico, onestamente, sull'uso di trappole di questo tipo. L'autore le ha inserite perchè vuole che il dungeon crawl sia un'attività da non prendere alla leggera. Il giocatore disattento, che trotterella nel dungeon come se fosse un parco giochi, creperà nel giro di ben poco tempo. Il giocatore attento, invece, potrebbe effettivamente riuscire a evitare gran parte di queste trappole: la trappola nell'ingresso effettivamente è sgamabile; lo stesso vale per il mago, che i giocatori sapranno essere malvagio se avranno trovato il diario del capo della servitù in giro per la torre. Ma le altre? È davvero una sfida la trappola degli specchi? Perchè uno dovrebbe ragionevolmente pensare che guardare attraverso un microscopio sia pericoloso? Perchè punire quel giocatore che magari non è disattento, ma che magari si è semplicemente sbagliato, con una meccanica che che evidentemente non genera divertimento? La parte divertente è rischiare di morire, ma morire per davvero è una gran rottura di palle, perchè bisogna rifarsi l'intero personaggio, e non è che sia una cosa da due minuti. E magari chi sta giocando questa roba non è neanche alla sua prima avventura, no? Magari hai un personaggio di sesto livello. Sticazzi, se mi ammazzi il personaggio di sesto livello per un tiro salvezza fallito io smetto di giocare, mica me ne faccio un nuovo.

L'autore mi è sembrato essere fin troppo prodigo, poi, nel distribuire i tesori in giro per la torre. Il tesoro vero e proprio si trova infatti nel secondo piano interrato della torre, a cui si giunge con l'ascensore. Basta superare un enigma clamorosamente semplice, composto da una serie di leve da tirare, per avere accesso a un tesoro sufficiente a far livellare quattro volte un team composto da quattro personaggi. Ciò si aggiunge a tutto il resto della bigiotteria rubabile, sparsa ovunque nella torre. Non trovo particolarmente interessante un tesoro gestito in questo modo.

Ci sono dei combattimenti, sparsi in giro per la torre. Sono pochi perchè effettivamente Lamentations of the Flame Princess mette il combattimento in secondo piano, rispetto ad altri giochi come Swords & Wizandry, e questo, devo dire, è uno dei pochi punti in cui posso dire che quest'avventura sembra effettivamente essere fatta apposta per essere giocata con LotFP. Ciò è naturalmente smentito dall'introduzione, la quale teorizza che questa avventura sia compatibile con una sfilza di altri giochi come Labyrinth Lord, OSRIC, o il già citato S&W, il quale, essendo l'unico che conosco, posso dire che con quest'avventura non ha niente a che vedere dal momento che, per esempio, quel gioco gestisce i tiri salvezza in maniera del tutto diversa, e si concentra su aspetti del dungeon crawl ben diversi da quelli qui proposti.

PRO:
- Come avventura è estremamente ben impostata e semplice da gestire;
- Le numerose note dell'autore sparse in giro per il testo rendono effettivamente questa avventura un valido tutorial nel momento in cui si volessero costruire altri dungeon con caratteristiche analoghe;
- Ha una buona longevità: per trovare tuttotuttotutto ci si mettono almeno due tre sessioni dedicate interamente al dungeon, che non è grande ma richiede di essere affrontato con la dovuta calma.

CONTRO:
- Determinati dettagli sono mancanti: per esempio non è indicato il danno causato dall'essere colpiti da un fulmine fuori dalla torre, e viene da chiedersi perchè, vista la cura con cui l'autore riporta che si può essere colpito da un fulmine con 1% di probabilità ogni 10 minuti di tempo passati nella valle circostante la torre;
- Le statistiche dei mostri sono scritte di merda;
- Non sono sicuro che un fattore di rischio così elevato per il proprio personaggio garantisca un gran divertimento nel momento in cui il proprio personaggio crepa.

SINTESI:
Io mi sono divertito, giocando a questa roba, ma l'impressione che ne ho ricavato è che si trattasse di un divertimento flebile, qualcosa di instabile che correva il rischio di volatilizzarsi alla prima cazzata. Io ho informato più volte i giocatori del fatto che il gioco si aspettava da loro una certa attenzione nel momento in cui entravano nel dungeon: i pericoli lì dentro non erano da prendere alla leggera e la minima disattenzione era ripagata molto duramente. Effettivamente questo è bastato a tenerli all'erta; nessuno è morto anche se uno ha guardato in due dei cinque specchi, uscendone con un personaggio indebolito per sempre ma, almeno, vivo. E ha avuto pure fortuna. C'è pure da dire che molti dei pericoli peggiori non li hanno affrontati, dato che hanno lasciato il dungeon prima di trovare tutto, quindi in verità fatico a dare un feedback concreto sulla difficoltà e la mortalità di quest'avventura. In ogni caso, mi aspettavo e desideravo da Lamentations of the Flame Princess un gioco che gestisse il dungeon crawl in modo molto simulativo, e beccando quest'avventura è saltato fuori proprio il tipo di gameplay che volevo, il che me l'ha fatta, in sostanza, apprezzare. Se ciò che desiderate giocare è qualcosa di questo tipo, allora tendenzialmente Tower of the Stargazer dovrebbe piacere anche a voi.

lunedì 14 aprile 2014

Lamentations of the Flame Princess

Nome: Lamentations of the Flame Princess - Weird Fantasy Role-Playing

Autore: James Edward Raggi IV

Editore: È distribuito tramite il sito internet gestito personalmente dall'autore.

Data di Pubblicazione:
L'edizione attuale, la Revised, è del 2013. La precedente è di qualche hanno antecedente.

Prezzo: Il gioco è suddiviso in due manuali, di cui per ora esiste solamente il primo, il cui PDF senza illustrazioni è gratis, il PDF con le illustrazioni costa 3.84€. e l'edizione cartacea con annessa PDF costa 21.18€.

Da alcuni anni, non so bene da quanti, si è diffuso nel mondo dei giochi di ruolo un vero e proprio movimento artistico, detto Old School Renaissance, solitamente riportato con l'acronimo OSR. Obiettivo di questo movimento è la ricerca di un gameplay che si avvicini il più possibile a quella che era l'esperienza di gioco tipica dei primissimi giochi di ruolo, e in particolare delle prime edizioni di Dungeons & Dragons. Questo, da una parte, significa che i designer che seguono questo movimento tendono a produrre giochi che riprendano il più possibile le meccaniche in questione, mediandole dall'altra parte con modifiche e scelte di design personali che spingano il gioco in una direzione da loro preferita, magari trovando un modo per venire meno agli inevitabili difetti che un gameplay vecchio di oltre trent'anni si porta dietro.

Tra i giochi più rappresentativi e noti di questa torrente vi è senza ombra di dubbio Lamentations of the Flame Princess, il gioco che sto per recensire. Desideroso di scoprire il punto di questa OSR, ho deciso di cominciare un percorso attraverso quest'ultima, prendendo come punto di partenza proprio LotFP.

C'è da dire una cosa: io non è che ne sappia poi granchè del gioco di ruolo alla vecchia maniera. O almeno, so com'era, ma lo so perchè ho letto degli articoli a riguardo, non perchè abbia effettivamente giocato alla prima edizione di D&D.

Ciò che ci preme sapere prima di partire, in ogni caso, è quanto segue: la primissima edizione di D&D, quella che non venne mai pubblicata in italiano, quella a cui LotFP guarda, poneva i giocatori alla guida di un personaggio in un mondo fantasy copiato, con una manovra ai limiti del legale, da quello del signore degli anelli; scopo di questi giocatori era razziare quanti più tesori possibile prima che il loro personaggio crepasse. Questo D&D non era un gioco in cui gli scontri fossero preponderanti, com'è poi accaduto, invece, nelle edizioni successive: il fulcro del gameplay della prima edizione di D&D risiedeva nella razzia, non nel combattimento. Lo scontro coi mostri era spesso estremamente pericoloso e, tendenzialmente, era meglio evitarlo a tutti i costi; i punti esperienza, attraverso il cui accumulo il personaggio effettuava dei level-up che ne accrescevano le possibilità e la potenza, erano ottenuti non mediante l'uccisione di mostri, dunque, bensì mediante l'accumulo di tesori. A ogni moneta trasportata fuori dal dungeon corrispondeva un punto esperienza. Da cui l'enorme importanza del calcolo dell'ingombro, oppure il rilievo regolistico dato dal soffio del drago, che ti scioglie le monete in saccoccia e dunque ti impedisce di fare punti.

LotFP riparte da queste premesse, dunque, e ci costruisce attorno un impianto regolistico piuttosto simile a quello originale, pur apportando determinati cambiamenti da qualche parte. Non so dove, di preciso, visto che come vi dicevo sono stronzo e la prima edizione di D&D non la conosco approfonditamente. Credo che la giocherò prima o poi, comunque, e allora vedrò di aggiornare questa recensione scrivendo dove le regole sono state cambiate.

Ogni giocatore crea dunque il suo personaggio tirandone le caratteristiche a caso. Poi sceglie una classe, che rappresenta il ruolo che il PG ricoprirà all'interno del gruppo. C'è dunque il guerriero, lo specialista, l'utilizzatore-di-magia, il chierico, l'elfo, il nano, e l'halfling. Le differenze tra le varie classi, e in particolare tra le prime quattro, sono enormi: il guerriero è fatto praticamente solo per picchiare, ed è l'unico che, col passare dei livelli, si vedrà aumentare il tiro per colpire; ha inoltre una quantità di punti ferita drasticamente superiore a quella degli altri. Lo specialista è quello con le abilità. Tutti hanno le abilità, ma ce le hanno a valori bassissimi; lui riceve dei punti con cui alzarle, che aumentano di livello in livello. Il chierico e l'utilizzatore-di-magia (mago, d'ora in avanti) sono simili e hanno accesso a una sfilza infinita di magie; ciò che cambia tra i due è sostanzialmente la lista di magie a loro disposizione. Le razze non umane, elfo, nano, e halfling, sono un po' delle vie di mezzo: l'elfo e il nano per esempio hanno accesso alle opzioni di combattimento avanzato come il guerriero, ma non ottengono i suoi stessi bonus al tiro per colpire; tuttavia, l'elfo ha accesso alla magia (meno del mago o del chierico), mentre il nano ottiene dei bonus in alcune abilità, come l'halfling, che non saprei ben definire da un punto di vista meccanico. Ho sempre odiato gli hobbit...

Al di là di qualche altra scelta minore, il vero punto cruciale della creazione del personaggio comincia nel momento in cui bisogna sceglierne l'equipaggiamento iniziale. Ognuno ha una quantità di soldi casuale da spendere su una lista piuttosto lunga di oggettistica, tra cui si contano armi (molte hanno regole particolari), mezzi di trasporto, cavalcature, e oggetti vari.

Ognuno di questi oggetti ha infatti una sua utilità ai fini dell'esplorazione dei dungeon in cui i personaggi entreranno. Il problema è che ognuno di essi contribuisce ad aumentare l'ingombro, che limiterà la velocità di esplorazione del personaggio, e lo renderà più goffo nei combattimenti. A parte gli oggetti più piccoli, indicati come "non ingombranti" e messi in una lista a parte, ogni oggetto viene infatti scritto nella lista dell'equipaggiamento del personaggio. Ogni cinque oggetti, si aggiunge un punto di ingombro. A questi punti di ingombro si aggiunge un punto per ogni oggetto "oversize" (tipo scale, tende, o selle). Il totale di punti ingombro andrà a determinare la velocità a cui il personaggio si può muovere.

Considerare la velocità è importante, dal momento che il tempo giocherà un ruolo fondamentale nel corso delle partite. Ogni utilizzo delle abilità consumerà infatti 10 minuti, e le torce ne durano 60. Sapendo ciò, e conoscendo la velocità di esplorazione a cui si muovono a partire dal proprio ingombro, i giocatori devono dunque gestire attentamente il proprio inventario, sapendo che il peso che possono portare con sè non è infinito, e che da una parte devono ottimizzare gli spazi per farci stare più razioni e torce possibili, mentre dall'altra devono pur lasciare dello spazio per portare via il tesoro che eventualmente troveranno. La scheda del personaggio sotto questo punto di vista fa un ottimo lavoro, vantando una formattazione estremamente comoda per la gestione dell'equipaggiamento, al punto tale che essa è senza dubbio una delle più funzionali che abbia mai incontrato in un gioco dall'impianto tradizionale come questo.

Il gioco è insomma qualcosa di estremamente insolito, in cui l'obiettivo dei giocatori non è quello di concorrere alla creazione di una storia, bensì quello di trarre il massimo profitto da uno scenario creato e gestito di volta in volta da uno di loro, il master. Ciò è radicalmente diverso dai normali giochi tradizionali, dove lo scopo del gioco non è quello di riuscire a "risolvere" un dungeon creato dal master traendone il massimo profitto, bensì quello di "interpretare" i propri personaggi in uno scenario di altrui creazione, il che vuole sostanzialmente dire farsi delle gran seghe mentali su una storia pre-costruita e sostanzialmente manovrata dal master di turno. Qui la storia manca a tal punto che, di fatto, l'agire "in personaggio" non è di primaria importanza. Il personaggio in questo caso non è che una marionetta che agisce secondo le conoscenze e le volontà del giocatore, al punto tale che qualora i personaggi dovessero incontrare una trappola, essa potrà essere aggirata o altrimenti affrontata nel momento in cui i giocatori dovessero essere capaci di arrivare a dedurre il modo in cui essa funziona, a partire dalle loro conoscenze esterne al gioco. In altri termini, le conoscenze del giocatore corrispondono esattamente alle conoscenze del personaggio, che a questo punto è soltanto un alter-ego che permette al giocatore di muoversi all'interno del mondo di gioco. Non si tratta dunque di nulla di simile a quanto s'è visto anche nei meno riusciti esempi di design degli ultimi vent'anni. Ciò metterebbe a dura prova l'etichettamento di questo gioco come gioco di ruolo, se non che effettivamente è proprio questo il "vero" gioco di ruolo delle origini, il modo in cui il nostro hobby venne effettivamente pensato per la prima volta.

C'è da dire che dopo tutte queste note positive il gioco si scontra tuttavia contro un muro di difetti di design che ne minano ampiamente la credibilità e le buone premesse.

Tanto per cominciare, le regole per il master, che deve fare, evidentemente, un lavoro alquanto intenso a livello di preparazione dello scenario, si trovano in un manuale a parte che, a differenza del resto del gioco, non è gratuito. Non solo: mentre le regole per il giocatore sono state revisionate e sono ora disponibili sul sito, il manuale del master è ancora in lavorazione e verrà pubblicato tra un sacco di tempo. L'edizione precedente del manuale è faticosamente rintracciabile in rete, attraverso distribuzioni online di dubbia legalità. Com'è possibile, mi chiedo io, che le regole per il master, così importanti per la preparazione dello scenario alla base della partita, non siano sostanzialmente distribuite, allo stato attuale delle cose?

Ma è naturale: il master può fare quello che vuole. Ci sarebbe scritto nel vecchio manuale... però è scontato, no?

Li sentite i miei maroni che rotolano giù per le scale?

A una lettura delle vecchia versione della guida del master risulta dunque evidente che l'autore visualizzi il lavoro del master come quello di un assoluto monarca del gioco. Le regole, per il master, non sono che delle "guidelines" (e ti pareva), che egli può modificare un po' quando preferisce. Ma attenzione! Se lo fa pesantemente e spesso gli viene caldeggiato di chiarire le cose con i giocatori. Ovviamente, infatti, non poteva mancare la menzione del buon senso come strumento di base di qualsiasi buon game master. La creazione di house rules per venire incontro ai limiti del gioco è inoltre ampiamente caldeggiata, e la necessità di muoversi in tal senso emerge fin dalle prime partite, dove ci si accorge che le tante e apparentemente eleganti regole presentate nelle quasi 200 pagine di manuale non sono sufficienti a gestire sufficientemente il gioco. Per esempio: ci sono scritti i prezzi dei carri, ma quanto peso può portare un carro? Di cosa ha bisogno per essere portato? Di quanto rallenta i giocatori? E se vogliamo comprare un mulo per portare della roba, quanto peso questo potrà effettivamente portare?

Regole così sono facili da inventare al volo, ma house rules estremamente più pesanti si rivelano necessarie nel momento in cui a non essere coperta è la gestione del mondo stesso. Per esempio: se i personaggi lasciano una quantità spropositata di oro nel loro villaggio, con quanta probabilità essi verranno derubati? Che faccio, devo essere io master a decidere a basta se sono o meno derubati? Ma se si costruiscono una proprietà apposta per metterci i soldi, io non sono un po' uno stronzo se decido tutt'a un tratto che i ladri sono semplicemente entrati dalla porta d'ingresso portandosi via tutto quanto?

La prossima domanda sporge spontanea: come si fa a gestire un gioco del genere?

Le avventure, salta fuori, non sono che un insieme di house rules, capaci di dare una forma e una direzione più o meno unica a questo caotico insieme di mezze regole del tutto incoerenti. Il manuale, chiaramente, non dice di crearle in questo modo. Dà, al contrario, una serie di indicazioni abbastanza inutili e inconcrete. Per capire come giocare a questa roba dovete passare per delle avventure prefabbricate. Ciò di cui vi accorgerete facendolo è che ogni avventura sembra essere completamente diversa dalle altre. Da una parte ci sono cose che sembrano dei trip lovecraftiani dedicati all'esplorazione e all'incredulità dei giocatori, da un'altra ci sono delle cose che sono in pratica degli scenari in cui i personaggi devono capire cosa sta succedendo, dall'altra ancora ci sono dei dungeon da cui i personaggi devono semplicemente riuscire a tirare fuori più grana possibile.

Vi renderete conto che tutte queste cose tirano il gioco in una direzione diversa, e provando a giocare queste avventure, scoprirete che esse tendenzialmente fanno piuttosto bene ciò che si prefiggono di fare. Vuol forse dire LotFP riesce ad essere un gioco capace di coprire tanti interessi differenti da parte del gruppo di gioco, risultando malleabile e flessibile al punto tale da gestire situazioni che variano dall'investigazione alla caccia ai mostri, all'esplorazione, alla rapina a mano armata?

No, vuol dire che queste avventure potrebbero praticamente funzionare per conto loro. Ognuna di esse arriva con un insieme di regole personalizzate, completamente slegate dalle normali regole presentate nel manuale di gioco. All'interno di esse si presenteranno regole differenti, che si appoggeranno, in realtà, assai debolmente al corpus regolistico presentato nel manuale base, funzionando nonostante esso più che valorizzandone le qualità. Queste avventure, infatti, spesso riportano un'introduzione in cui si spiega che esse sono giocabili con un po' qualsiasi sistema di gioco OSR (ma direi anche tradizionale in generale), cosa che risulta abominevole a una prima occhiata, ma che assume un suo senso nel momento in cui ci si accorge che, effettivamente, l'avventura è proprio un gioco a sè stante più che l'occasione per utilizzare le regole del gioco a cui sono legate.

PRO:
- Le regole che ci sono e che servono non sono fatte male;
- La scheda del personaggio vanta un layout di estrema efficacia e funzionalità;
- Gratis, almeno per quanto riguarda le regole base;
- Premesse dalla natura praticamente archeologica. LotFP può essere un viaggio attraverso uno stile di gioco arcaico e al tempo stesso cruciale...

CONTRO:
- ...se non che il gioco finisce proprio per evidenziare i difetti di uno stile di gioco del genere, dimenticandosi di andare incontro a una ricerca di questo tipo con il senno degli ultimi trent'anni di game design, e cadendo nelle più comuni trappole che, all'epoca, minarono il successo di questa formula di gioco;
- Le regole che servono davvero non ci sono, le regole che non servono invece ci sono;
- L'organizzazione interna del manuale è disastrosa;
- Non è praticamente considerabile un gioco a sè stante: le regole per il master non ci sono, e le avventure in vendita mostrano chiaramente quanto sia necessario intervenire sul sistema di gioco per renderlo funzionale ai propri interessi.

SINTESI:
Con Lamentations of the Flame Princess quello che comincia come un viaggio verso un gameplay dimenticato si dimostra strada facendo come una mostra degli orrori, una gita attraverso i problemi di design che garantirono al nostro hobby il triste destino di cui oggi raccogliamo i frutti. Nel guardare al passato LotFP si dimentica il presente, trasformandosi in un gioco di difficile digeribilità. Può avere senso affrontare qualche partita a LotFP, perchè effettivamente questo viaggio della memoria, per quanto tormentato, ci permette di vedere, all'orizzonte, una meta affascinante a cui in effetti ha senso anelare. Se non avete aspettative di gioco particolarmente gioiose, e se siete interessati a provare con la vostra mano le radici nel nostro hobby, ritengo che tutto sommato possa dunque valere la pena di provare LotFP, dal momento che, purtroppo per lui, riesce fin troppo bene nel suo intento di clonare l'esperienza di gioco dei primi giochi di ruolo, assumendone persino i difetti più clamorosi. Se siete giocatori che possono fare a meno di mettere il dito sulla fiamma per vedere se scotta vi consiglio invece di girare largo, e dedicarvi a giochi di maggiore caratura intellettuale.